Il tema dell'abitare e della casa è centrale nella ricerca dell’artista Francesca Maroni (Varese, 1994) nella quale cerca di sviscerarne il significato
La ricerca parte da ricordi della sua infanzia evocati da una serie di disegni, realizzati quando era bambina. Nei quali l’artista colorava il bordo del foglio in modo quasi compulsivo avendo cura che nemmeno un pezzetto restasse senza colore; una volta finito, quello lo definiva una casa. Ma di che cosa è pieno il vuoto, lasciato bianco, all'interno del bordo? Forse che la casa è protezione ma allo stesso tempo anche luogo che costringe e intrappola? Cosa permette a una struttura muraria di diventare casa-dimora? Il mero possesso di un luogo fisico non è una risposta sufficiente rispetto al significato profondo dell'abitare.
La sua ricerca è connotata anche dallo studio legato all'ambiente "corpo materno" e quindi alla nascita. La ricerca di materiali fragili e trasparenti è una costante nel suo lavoro. Decide di condividere la fatica con Gloria Tamborini; in comune hanno il desiderio di restituire frammenti poetici tratti da una quotidianità spesso distratta, poco attenta a ciò che non è immediatamente visibile. Come può declinarsi un lavoro sulla fatica per dare voce all’invisibile? Da questa domanda nasce il desiderio di condividere la fatica.
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