È in questo contesto che ha preso avvio l’idea di riscattare l’Ercole del Franzosini
Da un abbandono che non ha mai avuto il senso di una separazione definitiva quanto piuttosto di una dimenticanza, una negligenza, o forse un’attesa. L’idea era quella di avviare un procedimento di restauro capace di andare oltre la dimensione strettamente tecnica per investire quella espressiva. La negligenza, custodita dalla polvere, è apparsa come l’occasione per innescare un nuovo racconto ed è per questo che, vista con gli occhi del poi, essa è leggibile sotto il segno dell’attesa. Oggi, a distanza di qualche anno, l’attesa si proietta in una nuova vita che vede impegnati ancora diversi artisti. Una comunità dialogante e in progress che, incrociando il registro tecnico del restauro propriamente detto, darà luogo, nell’arco di un tempo lungo scandito dalle dodici fatiche, a nuove storie intorno e dall’Ercole: dodici appuntamenti per un’avventura con i piedi nel passato e lo sguardo dentro l’orizzonte.
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