La scultura come macchina del pensiero
Milanese di nascita, vive e lavora in Svizzera. La sua ricerca attraversa la scultura come campo di tensione tra forma, funzione e movimento. Le sue opere, spesso realizzate in acciaio corten, inox o lamiera zincata, nascono da un’idea di corpo meccanico, di oggetto che conserva una memoria d’uso ma si sottrae alla sua logica.
Cavenago esplora i limiti tra arte e ingegneria, tra scultura e veicolo, tra architettura e macchina. Le sue forme, talvolta dotate di ruote o strutture mobili, evocano una potenza in attesa, un’energia trattenuta che suggerisce l’idea di viaggio e trasformazione. Ogni opera è una riflessione sul movimento come condizione mentale prima che fisica, sull’equilibrio instabile tra costruzione e deriva.
Dietro la precisione del progetto si nasconde un’ironia sottile: nei suoi lavori convivono disciplina e paradosso, controllo e libertà. Le sue sculture non rappresentano, ma propongono, aprono spazi di possibilità, invitano a ripensare la relazione tra corpo, oggetto e ambiente.
In L’arte è una fatica inutile, Cavenago partecipa con la stessa tensione critica che attraversa tutta la sua opera: il lavoro diventa confronto e rischio, la materia si fa strumento di pensiero, e la fatica del fare si trasforma in un atto di conoscenza condivisa.
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