Cosimo Filippini

Il lavoro di Cosimo Filippini nasce da una tensione: quella di usare la fotografia non come fine, ma come varco. Uno strumento per attraversare altri linguaggi, il disegno, la pittura, la scultura, e misurare la distanza tra immagine e materia
Nato a Lugano, Filippini si forma a Milano, laureandosi in Economia per l’Arte, la Cultura e la Comunicazione presso l’Università Bocconi e diplomandosi in pianoforte al Conservatorio “Giuseppe Verdi”. Dopo gli studi, si dedica alla fotografia collaborando con Václav Šedý, maestro nell’uso del banco ottico, e si specializza nella fotografia d’arte e d’architettura, lavorando per gallerie e istituzioni internazionali.
Da quell’esperienza nasce la necessità di oltrepassare la documentazione per entrare nel campo della creazione. La fotografia, allora, diventa per lui uno strumento di riflessione sullo statuto stesso dell’immagine: tra verità e artificio, tempo e memoria, realtà e costruzione.
La sua ricerca si muove inizialmente attorno ai concetti di tempo e spazio, interrogando i cortocircuiti della visione, i paradossi del vedere e del ricordare. Le sue opere non si limitano ad abitare un ambiente, ma lo perturbano: ne alterano la percezione, lo piegano, lo riscrivono. In seguito, l’attenzione si sposta verso l’esperienza diretta, l’incontro con la materia, con le persone, con i luoghi, dove la fotografia diventa un atto di restituzione, un gesto di dialogo più che di cattura.
L’apparente rigore progettuale che sostiene il suo lavoro lascia emergere, come in filigrana, una dimensione poetica: lo stupore che nasce quando l’immagine, pur ancorata al reale, comincia a sfuggirgli, a vibrare di un tempo proprio.
Nel 2018 partecipa alla residenza Viavai+ di Pro Helvetia e alla residenza VIR, Via Farini in Residence a Milano. Nel 2020 presenta al Kirchner Museum Davos una serie di performance fotografiche e realizza la sua prima mostra personale istituzionale presso il Museo d’Arte di Mendrisio, Casa Pessina.
Negli ultimi anni ha sviluppato pratiche di arte partecipata, come Adamà Adamà, figli della terra rossa (Casa degli Artisti, Milano), nell’ambito di House of Switzerland promossa da Pro Helvetia e Presenza Svizzera, e Intermezzo (2023), progetto di ritratto fotografico per la Cassa Pensioni di Lugano.
Le sue opere fanno parte delle collezioni del Museo d’Arte di Mendrisio, del Cantone Ticino e della Città di Lugano.
Dal 2019 è attivo in Visarte, gruppo Ticino, dove ha ricoperto la carica di co-presidente, ed è membro della sottocommissione Arti Visive del DECS.
È docente presso NABA, Nuova Accademia di Belle Arti di Milano.

Cosimo Filippini


Il lavoro di Cosimo Filippini nasce da una tensione: quella di usare la fotografia non come fine, ma come varco. Uno strumento per attraversare altri linguaggi, il disegno, la pittura, la scultura, e misurare la distanza tra immagine e materia
Nato a Lugano, Filippini si forma a Milano, laureandosi in Economia per l’Arte, la Cultura e la Comunicazione presso l’Università Bocconi e diplomandosi in pianoforte al Conservatorio “Giuseppe Verdi”. Dopo gli studi, si dedica alla fotografia collaborando con Václav Šedý, maestro nell’uso del banco ottico, e si specializza nella fotografia d’arte e d’architettura, lavorando per gallerie e istituzioni internazionali.
Da quell’esperienza nasce la necessità di oltrepassare la documentazione per entrare nel campo della creazione. La fotografia, allora, diventa per lui uno strumento di riflessione sullo statuto stesso dell’immagine: tra verità e artificio, tempo e memoria, realtà e costruzione.
La sua ricerca si muove inizialmente attorno ai concetti di tempo e spazio, interrogando i cortocircuiti della visione, i paradossi del vedere e del ricordare. Le sue opere non si limitano ad abitare un ambiente, ma lo perturbano: ne alterano la percezione, lo piegano, lo riscrivono. In seguito, l’attenzione si sposta verso l’esperienza diretta, l’incontro con la materia, con le persone, con i luoghi, dove la fotografia diventa un atto di restituzione, un gesto di dialogo più che di cattura.
L’apparente rigore progettuale che sostiene il suo lavoro lascia emergere, come in filigrana, una dimensione poetica: lo stupore che nasce quando l’immagine, pur ancorata al reale, comincia a sfuggirgli, a vibrare di un tempo proprio.
Nel 2018 partecipa alla residenza Viavai+ di Pro Helvetia e alla residenza VIR, Via Farini in Residence a Milano. Nel 2020 presenta al Kirchner Museum Davos una serie di performance fotografiche e realizza la sua prima mostra personale istituzionale presso il Museo d’Arte di Mendrisio, Casa Pessina.
Negli ultimi anni ha sviluppato pratiche di arte partecipata, come Adamà Adamà, figli della terra rossa (Casa degli Artisti, Milano), nell’ambito di House of Switzerland promossa da Pro Helvetia e Presenza Svizzera, e Intermezzo (2023), progetto di ritratto fotografico per la Cassa Pensioni di Lugano.
Le sue opere fanno parte delle collezioni del Museo d’Arte di Mendrisio, del Cantone Ticino e della Città di Lugano.
Dal 2019 è attivo in Visarte, gruppo Ticino, dove ha ricoperto la carica di co-presidente, ed è membro della sottocommissione Arti Visive del DECS.
È docente presso NABA, Nuova Accademia di Belle Arti di Milano.