Ercole ha ripreso a muoversi. Dal silenzio della tenuta Petrolo è stato traslato al Civico Museo Parisi Valle
Non una semplice trasferta, ma un passaggio di stato. Il corpo ligneo, dopo secoli di immobilità, si è rimesso in viaggio, attraversando lo spazio come si attraversa un tempo nuovo.
Giunto al museo, Ercole è diventato campo d’indagine. Un’analisi del suo stato di conservazione, una pulitura superficiale, l’allestimento di un laboratorio di restauro: non solo gesti tecnici, ma l’avvio di una riflessione collettiva su cosa significhi oggi “curare”. Attorno a lui si è aperto un processo, un cantiere visibile, dove il restauro è anche un atto di relazione, una pratica condivisa.
Nel corso della giornata sono stati presentati al pubblico gli intenti progettuali, segnando l’inizio di un percorso più ampio. I primi due interventi artistici hanno dato forma al dialogo: Giancarlo Norese, operando a distanza attraverso le mani di Francesca Petrolo, ha attivato una presenza remota, una trasmissione di gesti e intenzioni; Diana Dorizzi ha invece agito direttamente sul volto di Ercole, con un’opera site-specific che ha trasformato la sua fisionomia in soglia sensibile.
Attorno a queste azioni si è raccolta una comunità di artisti, giunti per assistere e per proporsi. Si è inaugurato così un ciclo aperto, un laboratorio in continua espansione, dove ogni contributo è una possibilità di ridefinire i confini tra pubblico e privato, tra conservazione e creazione, tra patrimonio e invenzione.
L’esperienza è solo all’inizio: Ercole diventa un dispositivo di pratica collettiva, un esperimento di creatività condivisa che interroga il concetto stesso di bene comune. Il suo corpo, esposto al tempo e alle mani, non è più oggetto di tutela, ma occasione di incontro. Un futuro di gesti, di prove, di alleanze prende forma: la fatica continua, come energia che unisce e trasforma.
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