Ercole, due metri e dieci di legno scolpito, è un corpo che resiste.
Realizzato da Giovanni Maria Franzosini, scultore originario di Intra e attivo nell’area del Verbano, attraversa quasi tre secoli di silenzio: non monumento, ma relitto vitale, sopravvissuto al tempo più che accolto dalla storia.
Oggi, dopo la sua traslazione al Civico Museo Parisi-Valle, non lo si celebra: lo si interroga. Non più icona, ma interlocutore. Ercole diventa compagno di un viaggio collettivo, un processo di riattivazione che va oltre il restauro per farsi esperienza. La fatica, suo mito e sua materia, si trasforma in energia in transito, campo d’azione, luogo di scambio. Gli artisti non illustrano, ma spostano; non decorano, ma producono attrito. Attorno al corpo ligneo prende forma un laboratorio di gesti e pensieri, dove ogni intervento misura la distanza tra ciò che resta e ciò che resiste.
Nasce così una comunità provvisoria, fatta di tentativi e di scarti, che trasforma la cura in conoscenza e il fare in relazione. Ercole non è più immagine, ma soglia: un passaggio tra passato e presente, tra mano e materia, tra fatica e forma.
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